Comfort food: quando la psicologia incontra la cucina!

Cari amici, care amiche,
è inutile nascondersi... Maggio è il mese in cui tutti noi, costretti a scoprirci a causa delle temperature che pian piano si fanno più miti, vogliamo fare qualcosa per rimetterci "in forma".
Non solo perché vorremmo rifarci il guardaroba (Enzo e Carlaaaaaaa!!!!), ma anche perché i primi caldi ci invogliano ad uscire, passeggiare, muoverci di più, e magari ci fanno fare i conti con i fiatoni causati da qualche chiletto in più.

Sapete ormai molto bene che MAI E POI MAI vi direi di "mettervi a dieta" (sempre considerando che per "dieta" intendo fare la fame a petto di pollo e zucchine bollite!), però qualcosa di alternativo possiamo farlo.
A parte gli scherzi e la stupidaggine della "prova costume", Maggio è un ottimo mese per decidere di rivedere le nostre abitudini alimentari: come già detto, siamo più portati ad uscire di casa, e quindi muoverci di più. Torniamo a vedere nuovamente variegate e colorate le bancarelle di frutta e verdura, che fanno venir voglia di mangiare tutto! Il caldo ci fa preferire a cucine pesanti ed elaborate piatti più freschi e leggeri. Non ultimo, il sole migliora il nostro umore e ci predispone meglio a impegnarci per qualcosa.
Ma tutto questo, ahimè, potrebbe non bastare...
Ecco allora che la vostra Dietista virtuale di fiducia vi insegna qualche trucchetto per portare avanti i buoni propositi e facilitarvi le cose!

Oggi voglio raccontarvi una storia che comincia nel 1966... No dai, scherzo!
Sebbene sia quello l'anno in cui viene per la prima volta descritto il concetto di "comfort food", sorvoliamo sulla storia e andiamo dritto al punto.

Prima domanda: cosa significa "comfort food"?
Sui siti italiani troverete spesso definito comfort food come sinonimo di dolciumi, patatine e schifezze varie. NO. NON E' NIENTE DI TUTTO CIO'! E' tutto molto più poetico...
Si tratta di quei cibi i cui sapori, o i cui profumi, evocano momenti della propria vita, ricordi, luoghi, persone, che associamo ad uno stato di serenità.
Generalmente ognuno di noi ha una serie personale di questi cibi, ma ne esistono alcuni che sono validi più o meno per tutti.
Facciamo degli esempi: la minestrina che ci cucinava la nonna, la teglia di patate al forno che diffonde l'odore in tutta la casa, il ciambellone che preparava la mamma per la colazione, il sugo di pomodoro,...
Avete individuato nei recessi della vostra mente almeno cinque di questi cibi? Sono sicura di sì!
Segnateli su un foglio e cercate di incolonnarli in ordine di "comfort", ovvero quelli che vi ispirano maggior senso di benessere (potrebbe essere benissimo qualcosa che ancora cucinate voi stessi, eh!).
E' stato dimostrato l'ovvio, e cioè che nei momenti di stress (ma non solo) questi cibi possono avere un effetto positivo. Ecco perché possono rivelarsi molto utili.

Seconda domanda: cosa ce ne facciamo?
Una cosa molto semplice: dopo aver eventualmente apportato alcune modifiche a questi cibi (poi vi spiegherò quando e come), dobbiamo inserirli sistematicamente nella nostra alimentazione, specialmente se stiamo mangiando meno o in maniera diversa da come siamo abituati.

Terza domanda: come e perché modificare i nostri CF?
Sebbene sia questa la parte più difficile (soprattutto da concepire, lo so!) non è detto che dobbiamo necessariamente farlo. Se, ad esempio, il mio CF è il minestrone di verdure non occorre presumibilmente modificare nulla.
Se, invece, è il pollo al forno con le patate, allora magari dovrò avere l'accortezza di rivedere quanto olio (e quanta pelle di pollo!) è necessario usare per riprodurre odore e sapore simili all'originale (stiamo pur sempre cercando di perdere qualche chilo!).
A parte i grassi, vanno valutate anche le porzioni e i momenti della giornata o della settimana a cui riservare il consumo dei CF.
Di nuovo un esempio: se ho fatto la crostata con la marmellata (magari usando meno burro o meno olio per la frolla e una marmellata con meno zucchero, farina macinata a pietra ecc.) devo sapere che sarà la mia colazione. Se invece ho fatto un primo piatto lo mangerò a pranzo, magari la domenica... Niente di complicato, insomma!

Quarta domanda: tutto questo dovrebbe aiutarci a cambiare abitudini alimentari?
Sì. Per due importantissimi motivi. Il primo è quello di cui sopra, cioè per "consolarci" con qualcosa che ci piace.
Il secondo è che, come ripeto molto spesso, se la sana alimentazione non è una dieta ma un compromesso, allora bisogna fare lo sforzo di adattare e migliorare quello che già ci appartiene e già facciamo, soprattutto in cucina, così è meno probabile che abbandoneremo tutto e torneremo punto e a capo. E' molto più facile pensare di aprire una parentesi temporanea in cui mangeremo cose "da dieta", ma non è quello che ci porterà beneficio. Se mi piacciono le cotolette devo semplicemente trovare il modo di prepararle senza friggerle, non privarmene per un certo periodo!

Orbene...
State stilando la vostra lista? Se vi fa piacere, condividetela nei commenti e, magari, verrà fuori anche qualche ricetta interessante per cimentarci tra i fornelli!
Ah, un consiglio... Non fate come me, non andate su wikipedia a cercare i CF più comuni in Italia... Cioè, con tutto quello che di figo e buono abbiamo mangiato durante la nostra infanzia, vogliono farci credere che sentiamo nostalgia di bruschetta, cappuccino o gelato? Ma daaaiiiii!!!
Va beh... Americani... Bravissimi a formulare concetti ma poi totalmente imbranati quando si tratta di cucina! Mah!

A presto amici!!!

2 commenti:

  1. 1- Sugo
    2- Frittata
    3- Pollo al forno
    4- Torta di frutta e crema
    5. Caffè (della moka!)

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    1. Ecco... Altro che gelato e nutella! 😅 Mi raccomando per la frittata poco olio (sempre extravergine d'oliva!) e padella antiaderente, per il sugo, se di carne, tagli magri e saporiti (qualche volta si mettono a cuocere nel pomodoro anche alcuni tipi di ossa...); la frolla della torta con meno olio o burro possibile (provate con il pan di spagna come base, é buonissima!), il pollo andrebbe cotto senza pelle (o il meno possibile...!)! 😉

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